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sabato 2 ottobre 2010

REGGINA-VICENZA STREAMING DIRETTA LIVE

REGGINA-VICENZA STREAMING DIRETTA LIVE.
24
set
2010
I barbari sono alle porte

In questa stagione elettorale negli Stati Uniti si sta verificando un fenomeno molto curioso. Sulla scia dell’ascesa del cosiddetto Tea Party, stanno emergendo una serie di candidati fuori dagli schemi della politica tradizionale, persone che sarebbero state impresentabili nel passato, anche recente. Il Tea party si riferisce a un evento storico importante durante la Rivoluzione Americana, quando folle di patrioti gettarono tonnellate di tè nella baia di Boston per protestare contro una tassa sull’importazione.
Il grido della folla era “Niente tassazione senza rappresentazione” e gli odierni seguaci del Tea Party si richiamano a questo gesto storico per protestare contro le iniziative del governo Obama (dimenticando forse che è stato eletto democraticamente attraverso una democrazia rappresentativa, con una forte maggioranza al congresso.) I seguaci del Tea Party richiamano anche lo spirito della folla rabbiosa che prende in mano in modo rissoso la vita politica.
Dentro il partito repubblicano, candidati appoggiati dal Tea Party stanno sconfiggendo candidati più tradizionali del Partito Repubblicano, approfittando di un diffuso sentimento di rabbia popolare soprattutto a destra: nelle primarie, vota una bassa percentuale, con risultati sorprendenti e perfino bizzarri.
Nello stato del Delaware ha prevalso contro un candidato repubblicano di lunga esperienza, con un’ottima chance di vincere a novembre, una signora di nome Christine O’Donnell. E’ nota per la sua campagna a favore dell’astinenza sessuale prima del matrimonio, definisce la masturbazione un peccato grave. Christine O’Donnell ha anche punti a suo sfavore che l’avrebbero messa fuori gioco in un altro momento storico: ha falsificato il suo curriculum, vantando una laurea che non ha conseguito, ha violato alcune norme delle leggi elettorali su finanziamenti, è in uno stato di bancarotta personale con un reddito di meno di 6000 dollari, poco più di 4000 euro.
Certamente non i classici prerequisiti per una carriera politica di grande successo, ma in questo clima anti politico il fatto che la Signora O’Donnell sembri appunto una persona con i tutti i difetti di un uomo qualunque, non è un ostacolo per l’elettorato.
Nello stato di New York ha vinto contro un deputato repubblicano abbastanza noto un personaggio molto strano di nome Carl Paladino, noto per il suo stile grezzo: ha mandato in giro e-mail razziste piene di parolacce, attacchi personali contro il candidato democratico Andrew Cuomo, un principe della politica newyorkese, figlio dell’ex governatore Mario Cuomo.
Ma i modi poco diplomatici di Paladino che minaccia di portare una mazza di baseball ad Albany, la capitale dello stato di New York, e di usarla contro i politici della legislatura dello stato, evidentemente sono piaciuto a una parte dell’elettorato.
Nel Nevada ha prevalso una certa Sharon Angle, la quale ha una serie di posizioni molto estreme, minaccia per esempio la lotta armata se il governo cercherà di limitare l’accesso alle armi da fuoco.
Il prototipo di queste nuove figure politiche è Sarah Palin, l’ex candidato alla vicepresidenza dei Repubblicani nel 2008, che ha appoggiato molti di questi candidati alternativi. La nuova forma della politica è questa: caratteristiche che nel passato sarebbero state debolezze e forse svantaggi impossibili da superare, come la mancanza di esperienza politica, gaffe verbali risibili e fatti personali molto imbarazzanti, si trasformano in punti di forza: difetti che rendono in qualche modo umani i candidati, così che li fanno sembrare l’antitesi del politico classico, tutto pettinato con le parole ben pesate e un curriculum vitae all’altezza dell’incarico cercato.
Il fatto che la Palin abbia dimostrato durante la campagna elettorale di non sapere assolutamente niente della politica estera o del funzionamento dell’economia non è stato interpretato come un punto squalificante per il 25% or 30% dell’elettorato che la appoggia a pieno. Il fatto che dopo la sconfitta del 2008 abbia respinto il consiglio di prepararsi seriamente su questioni politiche di cui è ignorante non è per alcuni un punto a suo sfavore. Non è stato un problema il fatto che, pur essendo lei promotrice di “valori familiari” e di astinenza sessuale fuori dal matrimonio, la figlia sia rimasta incinta a 16 anni, non è ancora sposata. Il fatto che la figlia ora appaia in televisione in veste sexy sul programma Dancing with the Stars non l’ha delegittimata presso il suo elettorato – anzi, l’ha trasformata in uno dei personaggi dei reality show che vediamo tutti i giorni, diventando cosi ‘una come noi’.
In un certo senso, è quello che sta succedendo in Italia da 15 anni o più. La Lega, per esempio: Umberto Bossi ha fatto un punto di vanto della sua capacità di parlare fuori dalle righe, di usare parolacce o di alzare il dito medio. Mi ricordo già nel 1991-92 di aver intervistato Roberto Calderoli, il quale beveva un birra a metà pomeriggio in mia presenza: si annunciava come un politico diverso, incurante dell’immagine seriosa del politico di professione. Ci sono più non laureati in Parlamento ora -soprattutto tra i deputati della Lega – che non nel 1947 quando l’istruzione era molto meno diffusa. Per non parlare delle innumerevoli gaffe di Berlusconi.
Però qui le regole classiche della politica funzionano a rovescio: in un mondo post-ideologico dopo la Guerra Fredda, fatti che distinguono un personaggio politico dal politico di professione si trasformano in vantaggi. Per cui una ricerca della rivista politica “Analisi Politica” rivela un fenomeno assai interessante. In un sondaggio condotto nel Marzo 2010 solo il 10,6% crede che la politica sia cambiata in meglio dal 1994, mentre il 43,3% la vede cambiata in peggio. Però allo stesso tempo Silvio Berlusconi è il più diverso rispetto agli altri politici in scena, secondo il 33,1%, Umberto Bossi è secondo in lista con 20,7% per cui arriviamo a un curioso paradosso: i politici più forti dal 1994 ad oggi traggono vantaggio dall’odio crescente verso la politica e verso i politici pur avendo grosse responsabilità sull’andamento della politica dal 1994 ad oggi.
Per cui l’anti-politico beneficia sul cattivo funzionamento della politica, compresa la sua.

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20
set
2010
La battaglia comincia per Obama

A sorpresa, il presidente Barack Obama ha annunciato che assumerà una linea dura a proposito del taglio alle tasse per i ceti economici più ricchi. Il contesto è questo: il presidente George Bush aveva varato un ampio taglio alle tasse che andava a beneficio soprattutto dei ceti più ricchi (perché pagano più tasse) . Però per far passare la manovra ha dovuto accettare che il taglio scadesse quest’anno, lasciando all’attuale Congresso la patata bollente di decidere se lasciar cadere la misura o rinnovarla. Naturalmente i Repubblicani tentano di far passare l’idea che le tasse stiano aumentando per poter così creare un clima politico che permetta di mantenere basso il livello di tassazione per i ceti più elevati. Obama propone un compromesso offrendo il taglio alle tasse per le famiglie con un reddito sotto i 250.000 dollari (circa 200.000 euro). La posizione dei Repubblicani è a dir poco paradossale: da due anni gridano contro l’aumento del deficit come una minaccia alla stabilità economica degli Stati Uniti e improvvisamente sostengono un taglio alle tasse che aggiungerà 3 mila miliardi al deficit nel prossimo decennio. Nonostante ciò, nel clima attuale i Democratici sembrano esitare sull’ipotesi di far scadere il taglio alle tasse, terrorizzati come sono da una possibile sconfitta elettorale e dalla prospettiva di andare alle urne con l’etichetta di aver aumentato le tasse, anche se la posizione di Obama sarebbe stata più che difendibile sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista politico. Infatti, le famiglie con reddito sopra ai 250.000 dollari sono quasi le uniche ad aver visto aumentare il proprio reddito negli ultimi 10 anni, mentre il resto della popolazione ha perso terreno. Eppure c’erano segnali che Obama avrebbe ceduto: il suo ex direttore del Bilancio ha scritto un commento sui giornali proponendo di rimandare la scadenza del taglio di un altro paio di anni, mentre Obama sembra voler finalmente dare battaglia sostenendo una posizione più populista ed egualitaria. Dopo un anno e nove mesi di basso profilo, è un segno che è cominciata la campagna elettorale di quest’autunno.

In passato le campagne elettorali negli Stati Uniti duravano pochi mesi dando a un nuovo presidente 3 anni e mezzo per governare prima di rendere conto del proprio lavoro davanti all’elettorato. La realtà degli ultimi anni, in una società che vive bombardata da media di vario tipo, è che la campagna per le elezioni presidenziali occupa ormai quasi due anni e che in realtà viviamo in una campagna elettorale permanente. Stranamente Obama, pur avendo dimostrato nel 2008 di essere un ottimo candidato, sembra non essersi reso conto che la campagna elettorale è continua. Obama ha detto nel mese scorso: “Abbiamo passato gli ultimi venti mesi a governare, i Repubblicani hanno passato gli ultimi venti mesi a fare campagna elettorale. Ora noi faremo campagna elettorale per tre mesi, ma hanno dimenticato che anche io so abbastanza bene come fare una

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