Editoriali

L’infimo livello arbitrale del nostro calcio, oltre alle in­giustizie che ha subito il Napoli, è evidente nella direzione di Brescia-Roma. Di un arbitro, Carmine Russo, capace di stravolgere – in collaborazione con i guardali­nee – una partita. Che a un certo punto si è trasformata in una farsa, in un’esibizione ri­dicola, nello specchio di ciò che andiamo dicendo da an­ni.
C’è gente che può cam­biare il corso di una gara, magari di un campionato, c’è gente che ha in mano – e non ne ha nessun titolo – il patri­monio di un club. La Roma, già in difficoltà, è uscita de­vastata dallo scempio che è stato fatto in novanta minuti. Si può sbagliare? Certo, che si può sbagliare. Ma è pazze­sco, come è successo ieri se­ra, che si riesca a sbagliare in tutti gli episodi decisivi contro la stessa squadra.
Carmine Russo, per quello che si è visto a Brescia, non dovrebbe più arbitrare una partita di calcio. E invece, così dicono tutti, è uno dei migliori. E’ addirittura in procinto di essere promosso internazionale. Un’aggra­vante, una condanna per il nostro movimento arbitrale e per chi lo dirige: questi so­no i nostri arbitri migliori? Questa è la crescita che ci è stata promessa dopo Calcio­poli? Questo è il grado di af­fidabilità dei nostri fischiet­ti? Sapere che è in buonafe­de è, paradossalmente, il motivo che dovrebbe indur­re anche Nicchi a restituire il mandato. Mi sono, ci sia­mo sbagliati, dovrebbe ave­re il coraggio di far sapere al mondo del calcio. Non pos­siamo, e adesso ci sono le prove, garantire la regolari­tà del campionato. Invece no: Nicchi farà un’altra del­le sue battute, dopo la comi­ca con cui ha pensato di li­quidare gli errori delle pri­me tre giornate. «Se si la­mentano tutti, vuol dire che stiamo facendo bene». No, se si lamentano tutti, alla quar­ta giornata, è perché così non si può andare avanti.
Russo non ha solo negato tre rigori alla Roma, conce­dendone uno inesistente al Brescia. Ha stravolto il sen­so tecnico di una partita, mandando fuori di testa gen­te con i nervi a fior di pelle. Mexes, per essere chiari, ha sbagliato, clamorosamente sbagliato nella reazione. A questi livelli non ci si può comportare in quel modo. Ma è facile dirlo dalla tribu­na, davanti alla tv, guardan­do il danno che stanno facen­do ad altri. Ma se qualcuno vi venisse addosso alla mac­china? Una, due, tre, quattro volte. Non perché è in mala­fede, ma semplicemente perché continua a ingranare la retromarcia, voi che fare­ste? Sareste in grado di avvi­cinarvi e con cortesia chie­dergli se magari può smette­re? Pensate la scena: «Scusi, mi ha fatto già diecimila eu­ro di danni, ma non si preoc­cupi. Succede, non è certo un problema…».
Se questo è l’antipasto, chissà cosa succederà quan­do arriveremo alla frutta. O forse già siamo alla frutta. Di un calcio che non riesce a difendersi dai suoi evidentis­simi limiti, non riesce a ri­solvere i suoi conclamati problemi. Se qualcuno voles­se parlarne, seriamente e non a battute, potrebbe esse­re il primo passo per fare qualcosa, Per fare finalmen­te qualcosa.