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martedì 14 settembre 2010

TENNIS, US OPEN: NADAL NELLA STORIA

NEW YORK - La 'Historia' è sua. Rafa Nadal fa suoi gli Us Open battendo Djokovic 6-4, 5-7, 6-4, 6-2, conquista il terzo Slam di fila dopo Roland Garros e Wimbledon (l'ultimo a riuscirci fu un certo Rod Laver che, nel 1969 realizzò il Grande Slam), e potrà raccontare di aver vinto tutto nella sua vita, e di far parte del ristretto club del "Career Grand Slam" (i soci sono Federer, Agassi, Perry, Emerson, Budge e Laver. Questi ultimi due hanno realizzato anche il Grande Slam). La finale con Djokovic è stata intensa, giocata a mille sin dal primo punto, ma il serbo ha confermato solo una cosa: il padrone del tennis di questo 2010 è Rafael Nadal.

Il serbo ha dato qualche fastidio allo spagnolo, lo ha tenuto sul campo tre ore e quarantré minuti, gli ha anche tolto l'unico set dell'intero torneo, ha provato accelerazioni, contropiedi e rotazioni, ma al momento del dunque, quando i punti 'pesavano' di più è venuto meno. La verità è che Djokovic non ha giocato male, anzi. E' che per fare un 'quindici' con il Nadal di questo Flushing Meadows devi farne tre, correre per quattro, stressarti per cinque. Ed alla fine il serbo è finito in debito d'ossigeno. Ha finito la benzina, dunque anche la lucidità necessaria.

E pensare che questa, la superficie di New York, non è certo quella preferita da Nadal, lontana mille miglia dall'amata terra rossa del Roland Garros, dove in passato aveva racimolato solo delusioni. L'altra verità è
che lo spagnolo, ed il suo staff, hanno capito la lezione degli anni precedenti e non hanno spremuto il giocatore come in passato. Stavolta non ci sono stati infortuni che ne hanno condizionato la preparazione e creato ostacoli imprevisti. Non solo: Nadal è un altro, moralmente parlando. Ha conquistato i suoi Wimbledon, non deve più rendere conto di niente a nessuno, è libero da qualunque remora psicologica.

Tutti dobbiamo inchinarci alla strapotenza fisica di questo ragazzo, alle straordinarie rotazioni e movimenti di polsi e gomiti (sembra di gomma) che sembrerebbero innaturali, ma possibili solo per lui. Per non parlare dei suoi recuperi: bisognerebbe chiedergli di sfidare Bolt sui cinquanta metri, non è detto che il vincente sia il giamaicano.

Il 2010 non è ancora finito: a Londra vorrà onorare nel migliore dei modi il Masters, prima di pianificare la prossima stagione che, a questo punto, non può che prevedere il Grande Slam. Però un'altra sfida è possibile lanciargliela: smettere di aggiustarsi i posteriori del pantaloncini. In alternativa, magari cambiare il tipo di slip. Potrà realizzare anche lo Slam intimo?

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